Santa Lucia

Basilica | catacomba | sepolcro

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Marzo:  Dal 18 marzo, dal lunedì al sabato. Domenica chiuso.
9.30 - 12.30 / 14.30 - 17.30;

Aprile - Giugno: Dal lunedì al sabato. Domenica: chiuso. 9.30 - 12.30 / 14.30 - 17.30;

Luglio:
Dal lunedì al sabato. Domenica: chiuso.
9.30 - 12.30 / 14.30 - 17.30;

Agosto:
Dal lunedì al sabato. Domenica: chiuso.
10.00 - 13.00 / 14.30 - 18.00;

Settembre - Ottobre: Dal lunedì al sabato. Domenica: chiuso. 9:30 - 12:30 / 14:30 - 17:30.

Novembre: venerdì 1 e sabato 2, dalle 9.30 alle 12.30 / Pomeriggio chiuso. Dal 3 al 30 Novembre: solo su prenotazione.

Dicembre: in aggiornamento
 

La Catacomba di Santa Lucia

Il labirinto di pietra in cui fu sepolta la santa della luce fu il primo santuario di Lucia

Sono più di 100 i luoghi di culto importanti in tutta Italia dedicati alla martire siracusana, e se si contano anche le parrocchie e le chiesette di campagna il numero è destinato a salire considerevolmente. Lucia è certamente una delle sante più venerate e celebrate d’Italia, non c’è città che non abbia una via o una piazza intitolata a lei e non c’è museo o galleria d’arte in cui non si conservi almeno un’opera che la rappresenti. Da dove nasce una devozione così forte per una giovane cristiana vissuta nel IV secolo? Come mai artisti del calibro di Tiepolo, Filippo Lippi, Lorenzo Lotto, Caravaggio ne sono rimasti affascinanti al punto da sceglierla come soggetto per le loro opere? Per comprenderlo è necessario compiere un viaggio nella profondità della terra, tra le gallerie che i siracusani scavarono nel vivo della roccia. Qui, nel cimitero cristiano più antico della città, attorniato da pitture murali e lucerne, il corpo di Lucia fu sepolto subito dopo il martirio.
Attraverso un passaggio sotterraneo, collegato al portico della Basilica, si raggiunge l’ingresso dalla Catacomba; varcata la porta di accesso, una luce ambrata mette in risalto il profilo delle gallerie consumate dal tempo che si allargano e restringono, costruendo un vero e proprio labirinto di pietra. Seguendo il ritmo delle sepolture, verso destra, si raggiunge il cuore del cimitero: l’Oratorio dei Quaranta Martiri. Si tratta di un luogo sacro di epoca bizantina poi inglobato all’interno di una grande e profonda cisterna quattrocentesca per la raccolta dell’acqua. Fissando la superficie della pietra, all’altezza della volta, le sagome dei personaggi dipinti emergono pian piano dal grande affresco che, quasi per intero, fu ritrovato sotto lo spesso strato di malta idraulica: san Marciano, santa Lucia, i santi Cosma e Damiano, la Vergine Maria e il Cristo benedicente. Come testimoni coraggiosi della Fede assistono ai margini di una grande croce gemmata al martirio di quaranta giovani soldati. La presenza di questo singolare affresco e di un pozzo, probabilmente usato per le azioni battesimali, ci dice che la catacomba, proprio per la presenza della tomba di Lucia, è rimasta per secoli un luogo di pellegrinaggio, battesimo e conversione.
Lasciandosi alle spalle l’Oratorio e percorrendo il tragitto verso l’uscita, una galleria ben illuminata sulla sinistra, densa di stretti loculi su entrambe le pareti, conduce al sepolcro di santa Lucia, oggi separato dal resto del cimitero da un muro in pietra che sale fino alla volta. Ci troviamo alle spalle del Tempietto che fu costruito nel Seicento per custodire la tomba all’interno della quale venne adagiato il corpo della giovane martire il 13 dicembre del 304. Questo luogo può essere considerato il primo santuario dedicato alla santa siracusana, le cui spoglie sono state custodite e venerate per ben 735 anni, fino a quando, cioè, furono trasferite a Costantinopoli.
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La Basilica di Santa Lucia

La chiesa che nei secoli è divenuta un gioiello di arte e devozione

Nonostante l’assenza del corpo di Lucia, l’affetto dei siracusani nei confronti della loro santa patrona è cresciuto nel corso dei secoli sempre di più, trasformando il luogo della sua morte in un tesoro artistico e religioso. Basta osservare la Basilica dall’esterno per rendersi conto di come i numerosi stili, che si sono succeduti nel corso del tempo, abbiano lasciato la loro impronta indelebile sull’edificio sacro, quasi a voler sottolineare l’importanza di Lucia per la città in ogni periodo storico. Così si passa dalla possente torre campanaria trecentesca, al portale normanno fiancheggiato da una coppia di leoni stilofori; dal rosone gotico diviso in 12 parti, al portico laterale costruito nel 1723 per accogliere i numerosi pellegrini che, in segno di ringraziamento, hanno lasciato le loro firme graffite sulla nuda pietra. Tra i suoi grandi pilastri e sotto le raffinate capriate lignee, la Basilica ha accolto anche Michelangelo Merisi, pittore della luce, che nel 1608, in fuga da Malta, realizzò a Siracusa la sua opera più drammatica: Il Seppellimento di Santa Lucia. Seguendo il cammino descritto da un raggio di sole, proveniente dalla finestra dell’abside, con pochi tocchi di colore Caravaggio tracciò sulla tela i volti e i corpi dei protagonisti che sembrano illuminarsi a vicenda. Prima i due grandi seppellitori, poi l’esile figura di Lucia e la madre Eutichia, infine il vescovo, il cavaliere e il gruppo di fedeli sullo sfondo, tra cui si distingue anche il suo autoritratto. Il celebre dipinto è recentemente tornato ad occupare il suo posto sull’altare maggiore dell’antica Basilica siracusana, che continua, ancora oggi, a richiamare l’attenzione dei visitatori da ogni parte del mondo, anche per la presenza di una colonna in granito che la tradizione vuole sia stata collocata nel punto in cui la giovane Lucia perse la vita per mano dei suoi persecutori.

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Il Sepolcro

Da qui Lucia veglia sulla città e la protegge

Chi si accosta all’altare di questo monumentale tempietto, non può non restare colpito dal candore e dalla preziosa luminosità del volto della statua marmorea di santa Lucia. Distesa e ammantata da una morbida veste drappeggiata, con il braccio sinistro lievemente piegato e il destro disteso sul libro dei vangeli, la Santa sembra rapita da un sonno profondo: è ancora viva, pronta a proteggere Siracusa e a raccogliere le preghiere di quanti la invocano. Così la raffigurò lo scultore Gregorio Tedeschi nel 1634, quando, cercando di colmare l’assenza del suo corpo, realizzò una delle opere più belle della martire siciliana. La scultura è molto cara a tutti i siracusani, non solo per l’emozione che riesce a trasmettere attraverso la postura del corpo abbandonato a terra, quanto, soprattutto, per un evento prodigioso di cui fu protagonista. Alle sue spalle, poco più in alto rispetto alla mensa dell’altare, si apre, inquadrata da una grande cornice in legno, il primo vero sepolcro di Lucia; si tratta di un’apertura di forma ovale ricavata sulla parete di fondo che divide il tempietto dalla vicina catacomba, attraverso cui è possibile vedere e toccare la tomba che custodì il corpo della santa fino all’XI secolo. Sulla parte frontale del nicchia, colpisce l’attenzione, un bassorilievo con le virtù eroiche di Lucia, rappresentate all’interno di una fascia decorativa con motivi vegetali, su cui spiccano una colomba, un grifone e un leone. Attraverso i nostri tour guidati, scoprirete la storia del “prodigioso sudore” di Lucia e il significato dei misteriosi simboli che adornano la sua tomba.

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